CONTRORDINE
L'esproprio di governo
ALESSANDRO ROBECCHI
«Manifesto», 14 novembre 2004
Sono tutti nervosi per questa faccenda degli espropri. Pure io. Leggo con una certa apprensione che nei prossimi due anni verranno espropriati 14mila lavoratori della scuola tra docenti e non docenti. Mi chiedo dove andremo a finire se nessuno batterà ciglio, se l'arroganza degli espropriatori finirà per trionfare. E' noto il metodo di questi signori, e stupisce che le forze dell'ordine non intervengano per fermare e punire quella che è a tutti gli effetti una rapina. Ora che le aziende pagheranno meno Irap, o non la pagheranno più del tutto, le regioni avranno meno soldi per la sanità (le odiate tasse finiscono lì, in dottori e medicine), quindi faranno pagare qualcosa che ora è gratis o semigratis, o peggioreranno il servizio, il che in certi posti equivale a trasferirsi direttamente a Calcutta (con tutto il rispetto). Aumenteranno le sigarette e i bolli e le concessioni governative, si taglieranno i fondi per la solidarietà, la lotta all'aids e i contributi alle Ong. E questo senza mantenere la promessa di tagliare l'Irpef alle mitiche tre aliquote, una scommessa che Silvio tenta da anni, puntando al tavolo verde i soldi nostri per risparmiarne un bel po' lui.
Questi black block degli espropri sono astutissimi: ci esproprieranno qualcosa anche con il condono edilizio, prorogato di nuovo.
Tanto per saggiare il terreno hanno buttato lì delle ideuzze nuove: la tassa sugli sms, il condono sulle opere d'arte rubate. Altri espropri a nostre spese. Sono diabolici e nessuno interviene, non arrivano i caramba e nemmeno la Finanza, anzi la Finanza all'erta sta, ascoltando in cerimonia ufficiale il discorsetto di Silvio sull'etica e la morale dell'evasione fiscale: «Meglio essere io qui che voi a casa mia», testuali parole. Che è un po' come fare marameo da dietro il passamontagna alla security del supermercato.
Con questi qui in giro, nessuno scaffale è al sicuro: devono ancora valutare e decidere le «coperture». Il che, in italiano, significa che stanno disperatamente cercando altri modi per derubarci dei soldi che servono per tagliare l'Irap e, in futuro, le tasse dei più ricchi, che così saranno naturalmente portati a spendere di più e a rilanciare l'economia. Praticamente stiamo prestando dei soldi ai ricchi perché li spendano. Questa è la tesi della destra liberale che compie gli odiosi espropri. Intanto, la fine di questo glorioso 2004 si avvicina. Vanno a scadenza migliaia, centinaia di migliaia, di contrattini di cartapesta che verranno - se va bene - sostituiti da altri contrattini di cartapesta. Chi era co.co.co si vedrà proporre un contratto a progetto, o a termine, o a chiamata. A molti verrà dato il benservito. Ad altri si chiederà, con la gentilezza del ricatto, di aprire la partita Iva, perché così è tutto più semplice. Resteranno intrappolati nella contrattualizzazione dell'incertezza centinaia di migliaia di lavoratori che da quando avevano i pantaloni corti si sono beccati la propaganda degli espropriatori: troppo rigido il mercato del lavoro, troppi vincoli, troppe leggi, è ora di finirla. A dicembre, quando scadranno tonnellate di contrattini, si vedrà, per molti, com'è finita.
Ora però viene il difficile: convincere gli espropriati che tutto questo è fatto per il loro bene. Tutti sono capaci di fregare un portafoglio, ma per farsi votare dal derubato ci vuole una certa abilità. Vedremo cosa può fare in proposito Carlo Rossella, chiamato da Silvio all'alto compito di dire nel suo telegiornale che tutto va bene, e che la gente è felice, e che tutti ci alziamo alla mattina e paghiamo un ticket sanitario con la gioia nel cuore ringraziando iddio che non ci siano più Rosy Bindi e il comunismo. Piacerà questa fiction? Farà ascolto? Riuscirà la propaganda a farci credere di essere più ricchi e meglio serviti quando la nostra stessa vita quotidiana dice l'opposto? E' una buona scommessa che potremo verificare giorno per giorno nel prossimo anno e mezzo. Tutti i giorni, inesorabilmente, da oggi in poi, ci sentiremo dire che Silvio ha mantenuto le promesse, ci ha salvato, e che quindi merita altri cinque anni di governo. Tre in meno di quelli che gli darebbe la Bocassini. Ma si sa, lassismo e permissivismo imperano, gli espropriatori la fanno franca. Dove andremo a finire?