Remo Bodei, uno dei maggiori esponenti della filosofia contemporanea italiana, attualmente ricopre la cattedra di Storia della filosofia presso l'Università di Pisa e ha insegnato anche presso la Scuola Normale Superiore della stessa città. Ma a che cosa serve oggi, in questo mondo così pragmatico, la speculazione filosofica? A questa domanda, banale, ma molto frequente, Bodei ha così risposto in una recente intervista: “La filosofia ‘serve’, anche se il termine è limitato, ad orientarsi in un mondo in continua trasformazione in cui la tecnica ci dà solo risposte parziali. Il filosofo si pone domande che riguardano noi stessi e il nostro rapporto con il mondo, è un aumento di consapevolezza. Senza 2500 anni di filosofia il mondo sarebbe ancor più violento, più fanatico, più credulone”.
Questa intervista è stata fatta durante il recente Festival del Libro di Pisa.
La sua riflessione sull'uomo contemporaneo appare oggi più che mai importante: quali sono i maggiori condizionamenti che subiamo?
I maggiori condizionamenti, come sempre capita, sono sì vincoli ma anche opportunità. Sono rappresentati dal corpo che ci è stato dato come eredità genetica, dal linguaggio e dalle istituzioni. Tutti ci plasmano e ci costringono a essere qualcosa e dipende da noi essere capaci di reagire con relativa autonomia oppure ripiegarci assecondando la forza delle cose.
Abbiamo, secondo lei, sempre coscienza di non essere uomini liberi, o la parola "libertà" tante volte utilizzata ha perso il suo più autentico significato?
La parola libertà effettivamente è un po’ usurata, ma non ha perso il suo significato originale. Nelle lingue indoeuropee la radice “lib” è la stessa di Liebe che in tedesco indica l’amore come freedom ha la stessa radice di Freude gioia e di friend amico o Freund in tedesco. Indica originariamente una crescita spontanea in qualche modo gioiosa come quella dei vegetali. Rinvia cioè alla mancanza di impedimenti negativi. Di impedimenti nel nostro mondo ne abbiamo tutti. Bisogna però averne coscienza: la libertà è per certi versi una coscienza della necessità. Il ballerino, ad esempio, è soggetto, come il bambino piccolo, alla legge di gravità ma grazie all’esercizio e alla disciplina svetta in aria invece di andare a quattro zampe.
Quali strade la riflessione contemporanea può percorrere per essere conosciuta e utile anche all'uomo comune?
La via principale è quella della comunicazione ossia della lettura dei libri e del dialogo. Esiste un immenso patrimonio di testi filosofici accessibili a un primo livello anche al cosiddetto uomo comune. Bisogna però che una volta ricevuto il primo impulso dai libri o dai maestri simile a una scintilla (lo dice Platone) ciascuno bruci poi di luce propria continuando ad alimentare da sé la propria fiamma.
Si gioca spesso sui sentimenti peggiori dell'uomo per ottenerne il consenso. Che strada possiamo percorrere per non regredire ad uno stato di inciviltà mascherato da società avanzata?
Occorre in primo luogo mantenere desta e viva la propria ragione (diceva Freud “la ragione è un lumicino, ma maledetto chi la spegne”). In secondo luogo occorre evitare il fast food intellettuale diffuso dalla chiacchiera e spesso dai media e ponderare e selezionare l’immenso flusso di informazioni che ci arrivano in modo da poter prendere delle decisioni sensate. Certo, nel nostro mondo è difficile avere delle certezze granitiche, è impossibile, ma non bisogna contentarsi degli scarti e tendere verso una consapevolezza sempre più articolata e concreta.
Grazia Casagrande
21 ottobre 2004